mercoledì 29 ottobre 2008

men in black/2


"Penso sia l'ora - ha detto Sacconi - di sbloccare questa moratoria di fatto che si è prodotta nel corso di lunghi anni e senza rinunciare alle caratteristiche della nostra produzione qualitativa e tradizionale che merita sempre un'etichettatura trasparente e la bioingegneria può dare contributi quando moderatamente impiegata"
Sarkozy e Merkel sono dichiaratamente contro gli orgamismi geneticamente modificati;in realta' pare che la comunita' europea si stia preparando ad aprire agli OGM,in particolare alla Monsanto,che gia' nel 2003 ha ottenuto dalla Cee il brevetto su una particolare sequenza di geni ricavata dal grano indiano Nap Hal. E' un grano naturale,particolarmente resistente alla cottura ed e' percio' indicato per la produzione di prodotti da forno croccanti, quali per esempio biscotti.
Questi hanno individuato la sequenza di geni responsabile di questa caratteristica e se la sono brevettata.

La sensazione e' che non si sappia granche' e che si testino sulla popolazione.
Chi e' pro ogm come prova porta il fatto che in reala' si sono sempre usati e che non ci sono prove che facciano male.
Pero' mica puoi darmi da mangiare qualcosa dicendo :"finora nessuno e' morto"
E' vero che spesso si fa con i farmaci.E' anche vero che su un farmaco che puo' salvare la vita magari qualche rischio in piu' si puo' prendere.

Becchime per i polli.


Alcune note sugli OGM tratte dal sito di Greenpeace
In generale ci sono prove che smentiscono che gli ogm:
  • hanno bisogno di meno diserbanti
  • sono sicuri
  • sono sempre stati prodotti dagli agricoltori tramite incroci

RISCHI

Molto rilevante è il rischio che i geni esogeni, inseriti in modo casuale, determinino una instabilità genica (M.W Ho et al., «Microb. Ecol. in Health and Disease», 11 gennaio 1999), che può favorire spostamenti di porzioni di Dna, con possibile alterazione dell'espressione di geni diversi da quello inserito. Spesso, infatti, piante e animali transgenici presentano alterazioní non previste come nel caso, già citato, della patata in cui era stato inserito un gene del bucaneve, descritto da Arpad Pusztai. Si suppone che qualcosa di analogo sia avvenuto negli Stati Uniti con il triptofano, integratore alimentare ottenuto da batteri modificati geneticamente, che ha causato 37 decessi e migliaia di casi di persone danneggiate.
non bisogna trascurare anche il rischio allergie.
È accaduto per la soia nel quale è stato inserito un gene proveniente dalla noce del Brasile (J.A. Nordlee et al., in New England Journal of Medicine, 14 marzo 1996). Ma soprattutto uno studio inglese (dottor Graham del York Nutritional Laboratory, vedi Daily Express 12 Marzo 1999) ha constatato che si è verificato, nel primo anno in cui vi è stata una diffusione di soia modificata, un aumento delle allergie alla soia del 50% (una relazione più diretta non può essere dimostrata, in quanto la soia modificata viene venduta mescolata con la soia tradizionale).
Il rischio allergie riguarda anche il mais transgenico della Aventis, denominato «Starlink» che negli USA è stato autorizzato solo per l'alimentazione animale. Purtroppo ,come riporta il Washington Post del 13 ottobre 2000, il mais «Starlink» è stato rintracciato in vari prodotti destinati al consumo umano perchè immesso sul mercato senza l'avvertenza che si trattava di prodotto transgenico ed il 28 Novembre la Food and Drug Administration ha ammesso che già 44 persone, tra quelle che avevano consumato prodotti a base di mais «Starlink», denunciavano malori.

Il rischio piú probabile per la salute umana è però quello indiretto, che deriva dall'impiego assai maggiore che le colture biotecnologiche comportano in materia di prodotti chimici (o diserbanti): studi epidemiologici e statistici svolti in Svezia (L. Hardell e M. Eriksonn, in Cancer 85, 6, 15 marzo 1999) hanno rivelato una connessione evidente tra glifosato, principio attivo del Roundup, diserbante della Monsanto, e un tipo dí cancro, il linfoma di tipo non­Hodgkin, la cui incidenza è aumentata dell'80% dall'inizio degli anni '70.
La Monsanto, detiene il brevetto sia sull’erbicida Roundup che sui semi di soia GM RR(resistente al roundup) in modo da poter vendere entrambi in un unico pacchetto. La Monsanto rivendicava che era abbastanza inverosimile che il Roundup avesse la capacità di trasformare le erbe infestanti in resistenti allo stesso . Comunque, c’erano già stati degli allarmi sul fatto che queste piante, le erbe infestanti, si sarebbero velocemente adattate agli erbicidi e che la contaminazione ambientale sarebbe cresciuta.

Recenti ricerche confermano queste paure. In diversi stati degli US, diverse specie di erbe infestanti resistenti al Roundup stanno ora crescendo in campi di colture di Roundup Ready GM .
É diventato chiaro che la produzione e il rilascio di semi GM non solo implica un incalcolabile rischio per l’ambiente, ma può inoltre aggravare considerevolmente problemi nell’agricoltura industriale. Contro questa prospettiva, Greenpeace lancia un appello per fermare il rilascio di organismi GM e anche per poter dare un maggiore supporto all’agricoltura sostenibile.


Il 71 % delle piante transgeniche sono modificate per essere resistenti ai diserbanti (in particolare il glifosa­to) e la Monsanto (smentendo in modo clamoroso le sue affermazioni sulla maggiore «sostenibilità» delle colture transgeniche!) ha comunicato nel suo bilancio ufficiale del '98 che i profitti sul Roundup sono aumentati vertiginosamente grazie alla diffusione delle colture transgeniche. È evidente che tutto ciò non è stato considerato quando sono state autorizzate le piante transgeniche: le autorizzazioni andrebbero tutte riviste per ridurre l'uso dei diserbanti che, come si poteva prevedere, è aumentato da 2 a 5 volte rispetto a quello delle colture tradizionali (Charles Benbrook Consultants). Vi sono anche dati molto allarmanti sul livello di inquinamento da glifosato delle falde acquifere negli Stati Uniti.




BIOPIRATERIA


Oggi, l' 1 % soltanto delle 265.000 piante da fiore esistenti sono state testate per le loro proprietà curative. Anche su questo tema si sta sollevando oggi un conflitto molto forte tra nazioni industrializzate e paesi emergenti, compagnie multinazionali ed ecologisti o attivisti sociali.

Alcuni paesi come India, Cina e Brasile stanno cercando di ridurre l'accesso al loro ricco patrimonio genetico, dopo i «furti» non indifferenti già subiti.

È da citare la battaglia che ha condotto la scienziata e filosofa indiana Vandana Shiva (direttrice della Research Foundation for Science, Technology and Natural Resource Policy, di Dehra Dun) contro l'Ufficio americano dei brevetti e quella che ha condotto, vincendola, contro l'Ufficio europeo dei brevetti (Epo) per difendere il suo popolo dall'esproprio del prezioso albero del neem, di grandissimo valore culturale e scientifico per l'India. Moltissimi farmaci sono già stati elaborati dalle industrie farmaceutiche in questo modo, sfruttando le tradizioni culturali dei vecchi stregoni locali (non piú derisi o ignorati), talvolta devastando e mettendo a rischio di estinzione le piante con le quali venivano prodotti.

Anche il corpo umano è una preda interessante per i biopirati o «ladri di geni». È molto nota ormai, per l'azione legale che l'ha accompagnata, la storia di John Moore, l'uomo che, senza avere dato il consenso, ha visto un medico americano brevettare alcune cellule della sua milza: il ricorso di Moore per riacquistare la proprietà di una parte del suo corpo non ha avuto successo, poiché il tribunale americano ha confermato la validità dell'azione svolta da chi si era appropriato del brevetto: Oggi le tribú primitive e isolate vengono setacciate per la loro resistenza (o vulnerabilità) ad alcune malattie e scienziati dell'occidente hanno frequentemente raccolto clandestinamente campioni di tessuto o di sangue di popoli indigeni. Un altro esempio clamoroso è quello della brevettazione di una variante genica, riscontrata in alcuni individui della popolazione di Limone del Garda, che previene i rischi di malattie cardiocircolatorie, anche in presenza di alta concentrazione di colesterolo. Questa caratteristica è stata scoperta in un italiano recatosi negli Usa; gli americani lo hanno tenuto sotto osservazione, gli hanno fatto prelievi di sangue, hanno studiato questo gene, l'hanno individuato e, alla fine, l'hanno brevettato. Adesso la popolazione di Limone, che possiede, quei geni per eredità biologica, non li possiede piú giuridicamente; non può decidere, ad esempio, di donarli alla ricerca e a tutta l'umanità, perché sono coperti da brevetto e appartengono ad altri!

Secondo una ricerca commissionata dal quotidiano britannico The Guardian, sono circa 127.000 i geni umani o sequenze parziali di geni umani brevettati da aziende farmaceutiche, aziende biotecnologiche, istituti di ricerca privati ed università. Un'azienda francese, la Genset, detiene circa il 29% del totale dei brevetti di geni umani, "possedendone" oltre 36.000. L'azienda Myriad Genetics dello Utah, che possiede i diritti intellettuali di due geni mutanti, il BRCA1 ed il BRCA2, considerati indicatori della predisposizione al tumore alle ovaie ed alle mammelle, ha inviato lettere di diffida a molti laboratori di ricerca chiedendo di interrompere l'uso diagnostico dei due geni in assenza del pagamento dei diritti brevettuali. Molti istituti di ricerca hanno ricevuto una simile lettera dalla compagnia Athena Diagnostic che rivendicava il possesso di diritti esclusivi di alcuni test diagnostici per il morbo di Alzheimer e ricordava che il loro uso da parte di qualsiasi altro istituto rappresentava una violazione della legge. L'Athena offriva di condurre i test al prezzo di circa 450.000 lire per ogni campione, un prezzo circa il doppio rispetto a quello offerto da molte strutture sanitarie attrezzate. Non credere, quindi, a chi dice che la brevettabilità degli organismi viventi favorisce lo sviluppo e l'applicazione terapeutica dell'ingegneria genetica.

OGM ED INCROCI

L'agricoltura è di per sè un'attività in cui l'uomo interagisce con gli ecosistemi e molte colture attuali sono il risultato di incroci tesi a concentrare le caratteristiche positive di varietà diverse. Per fare ciò è però necessario che le piante che si incrociano siano compatibili, altrimenti entrano in gioco le barriere naturali che impediscono, nella maggior parte dei casi, la fecondazione tra individui di specie diverse. Al contrario, gli OGM sono il frutto di ricombinazioni artificiali del materiale ereditario ottenute mediante l'inclusione di frammenti di DNA di un organismo donatore in un organismo ospite che in natura non potrebbero in alcun modo scambiarsi il materiale ereditario. L'inclusione della caratteristica di resistenza al freddo indotta nelle fragole attraverso l'inclusione della sequenza di DNA che nei pesci artici determina una maggior tolleranza alle basse temperature non sarebbe mai stata possibile con le tecniche di incrocio finora utilizzate in agricoltura. Per questo motivo sostenere che gli OGM sono sempre stati creati non ha alcun fondamento.
Il rilascio in natura di OGM tramite coltivazione e allevamento o contaminazione accidentale può produrre effetti irreversibili sugli ecosistemi. Diversamente da un inquinante chimico, gli OGM sono organismi viventi e possono riprodursi e moltiplicarsi, estendendo la propria presenza sia nello spazio che nel tempo, sfuggendo a qualsiasi controllo.

LA MONSANTO

La Monsanto è una industria che ha costruito parte del suo successo aziendale sulla chimica oggi ‘valorizzata’ grazie alle biotecnologie, le quali naturalmente vengono presentate come tecnologie rispettose dell'ambiente e capaci di lenire gli impatti negativi dei pesticidi. Monsanto è la multinazionale diventata famosa per aver prodotto l'Agente Arancio, il defoliante tossico e cancerogeno usato nella guerra del Vietnam; successivamente si è concentrata sui PCB, i pericolosi composti organoclorurati più nocivi del DDT ora vietati pressoché ovunque, ma che continueranno per millenni ad inquinare fiumi e mari, a causa della loro persistenza. Il grande business della Monsanto è oggi quello biotecnologico, per il quale ha sostenuto grandi investimenti finanziari legati ad esempio all'acquisizione di numerose società di ricerca titolari di brevetti o che devono entro breve termine assicurare la remunerazione del capitale impegnato per evitare la bancarotta. Una tale scommessa spiega l'arroganza che contraddistingue questa multinazionale nel sostenere la promozione delle colture transgeniche. Il processo di concentrazione oligopolistica dell'industria biotecnologica interessa anche altre multinazionali impegnate in fusioni societarie fra giganti o nell'assorbimento di piccole aziende di ricerca. Il controllo in poche mani dei brevetti biotecnologici e delle sementi che ne derivano, mette in serio pericolo quell'agricoltura plurale, sostenibile e ‘bio-diversa’ che tutt'ora occupa il 50% della forza lavoro mondiale, per la quale l'accesso alla terra e alle risorse genetiche è letteralmente fonte di sopravvivenza. Ecco perchè la Monsanto viene portata ad esempio di una politica commerciale sensibile alle sole logiche del mercato e indifferente alle molteplici conseguenze negative di carattere ambientale e socio-economico.









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