martedì 28 ottobre 2008

alemtuzumab

In generale i farmaci non hanno mai dei bei nomi.Questo mi da l'idea di una bomba.
Ma forse una bomba contro la ScM.
Un gruppo di ricercatori dell'Università di Cambridge ha sperimentato per tre anni un farmaco, chiamato 'Alemtuzumab', che garantisce risultati di gran lunga superiori rispetto ad altri, per un'ampia gamma di pazienti afflitti da questa malattia che colpisce il sistema nervoso centrale con effetti progressivamente invalidanti. I ricercatori di Cambridge hanno accertato che quando i pazienti a uno stadio iniziale della SM vengono curati con l'Alemtuzumab, le loro condizioni migliorano sensibilmente, più di quanto non avvenga con il Beta Interferon, il miglior farmaco attualmente disponibile per i malati. Con l'impiego dell'Alemtuzumab al posto del Beta Interferon si è infatti registrato una riduzione di attacchi di SM del 74 per cento, e nel 71 per cento dei casi un rallentamento della progressione dell'invalidità. I pazienti curati con l'Alemtuzumab hanno anche presentato miglioramenti nelle attività cerebrali. Si tratta di una pietra miliare, un grande cambiamento", ha detto il professor Alistair Compston, docente di Neurologia a Cambridge, che ha diretto la ricerca. L'Alemtuzumab è "di gran lunga migliore del Beta Interferon, e la sua efficacia è così alta che noi speriamo che possa diventare il trattamento definitivo con le persone giuste". I ricercatori hanno avvertito che il farmaco non sarà però utilizzato al di fuori delle sperimentazioni cliniche per i prossimi cinque anni, e saranno sottoposti alla nuova cura solo i pazienti al primo stadio della malattia.
Il San Raffaele di Milano è uno dei centri clinici europei coinvolti nell'arruolamento dei pazienti con sclerosi multipla per la sperimentazione clinica.
Lo ha annunciato Giancarlo Comi, direttore del dipartimento neurologico del S. Raffaele di Milano il quale ha anche messo in guardia dai facili entusiasmi dei primi test clinici e ricordando le controindicazioni a cui si può incontro con questa terapia . L'ospedale aveva già seguito 3 dei 335 pazienti arruolati per la fase di sperimentazione preliminare. «La terapia - spiega Comi - è molto promettente e si è rivelata efficace nei pazienti malati da non più di 2-3 anni e che non rispondono alle terapie tradizionali».
Molte le complicanze di questa terapia che ha come particolarità quella di essere somministrata una sola volta all'anno per via endovenosa. Nel 20% dei pazienti fin ora trattati ha causato ipo o ipertiroidismo. Non solo, in un piccolo numero di soggetti le piastrine si sono abbassate fino a scatenare un rischio emorragico. «Non dobbiamo scordare - continua - che questo farmaco è molto aggressivo e va utilizzato in seconda linea, cioè quando falliscono le altre terapie».


Per sostenere l'ASSOCIAZIONE ITALIANA SCLEROSI MULTIPLA
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