giovedì 7 aprile 2011

Per via

E quando fui salito sulle nuvole
in alto alla montagna in arie chiare,
il regno dei morti si apri dinnanzi a me:
di mille antichi avi una tregenda,
un balenio di spiriti guizzanti.
E mi afferrò bizzarra intuizione
che io non sono un singolo, un estraneo ,
che la mia anima, lo sguardo dei miei occhi,
la mia bocca, l’orecchio, la cadenza dei passi
non sono nuovi e non soltanto miei
né la mia volontà che reputai sovrana.

Un raggio della luce io sono, una foglia sull’albero
di stirpi innumerevoli le cui genti
antiche vissero in boschi e in migrazione,
ed altri scatenati di guerra in guerra
ed altri ancora dei quali le dimore
costruite con oro e legno raro
nelle belle città si eressero splendenti.

Da loro sino allo sguardo silenzioso
che mia madre ebbe nel morirmi
è stato solo un certo e inarrestabile
cammino sino a me ed è lo stesso
cammino che mi porta alla deriva
dei tempi verso uomini di cui
sono avo remoto e ne contengo nella mia la vita.

E quando fui salito sulle nuvole
in alto alla montagna in arie chiare, si fece la mia vita
e il mio occhio che scruta e il cuore che batte,
un feudo inestimabile che grato io detenevo
senza essere per questo possessore
del suo valore e della sua bellezza che perciò non passa.
Ed aleggiò sulla mia fronte,
lieve, la fredda brezza delle cime.


Hermann Hesse

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